mercoledì 8 settembre 2010

"Plebiscito Popular"

L´ultima attivitá che ho svolto é stata quella di attivista durante lo svolgimento del Plebiscito Popolare relativo ad una questione fondamentale, la proprietá terriera in Brasile. La consulta popolare é stata organizzata da diverse organizzazioni che lottano per implementare una riforma agraria sempre promessa dalla fine del regime militare nel 1985 ma mai mantenuta, nemmeno con il governo Lula che aveva alimentato forti aspettative nella direzione di una Riforma Agraria seria.
Oggi il problema della terra é piú che mai avvertito in Brasile, non solo la speculazione nazionale e internazionale sta concentrando sempre piú risorse convertendo destinazioni agricole per puro interesse economico, ma le condizioni precarie dei lavoratori dei campi hanno prodotto un vero e proprio esodo negli ultimi decenni, "ingrossando" conseguentemente le "favelas" urbane. Non sto a mettere qua numeri e statistiche, ma essi evidenziano come la crescita economica del Brasile negli ultimi anni sia condizionata dall´aumento pericoloso di capitali stranieri, ingordi di mettere le mani sulle immense risorse naturali del paese, come il petrolio (uno degli slogan della manifestazione di chiusura dell´evento, il 7 settembre in conincidenza e in concomitanza con la parata militare per la festa dell´indipendenza brasiliana, era un´invocazione a non lasciare nelle mani dei privati la gestione del petrolio).
La consulta nasce dalla proposta della Commissione Pastorale della Terra con l´intento di porre un limite alla proprietá della terra in un paese che ancora oggi non ha una legge che la regoli seriamente e che attualizzi il disposto costituzionale relativo alla "funzione sociale" della proprietá e alla fine del latifondo.
Le contraddizioni costituzionali non si limitano solo al mancato assolvimento di quella funzione, ma si estendono alla sfera dei diritti umani e di libertá nel momento in cui esistono forme di schiavitú da parte di "fazenderos" (proprietari terrieri) nei confronti dei propri lavoratori. Forme di schiavitú basate principalmente su una forma di sfruttamento, strozzinaggio e ricatto. I bassi salari costringono in molti casi i contadini ad accettare qualsiasi condizione offerta da questi avvoltoi in cerca di carcasse umane. Lavoratori dei campi che sottopagati non riescono a provvedere nemmeno alle necessitá fondamentali, ponendosi nelle fauci dei "fazenderos", molti dei quali senza scrupoli sono pronti ad ingaggiare polizie private per contenere occupazioni, perseguendo leader scomodi , ammazzando se é necessario, insomma amministrando la propria terra come un feudo.
Il Plebiscito Popolare si é svolto dal 1 al 7 settembre, ha riunito molte organizzazioni in lotta, in particolare la piú grande é il Movimento Sem Terra (MST), ma anche il "Grito dos/as excluidos/as", varie organizzazioni di sinistra e dei movimenti sociali (nel sito "limiteda propriedadedaterra" si puó avere maggiori dettagli).
Ho potuto assistere ad alcuni incontri preparatori dell´evento e naturalmente é da evidenziare il grande sforzo che é stato compiuto da tutti per riuscire a determinare lo svolgimento del Plebiscito, considerando la mancanza di informazioni televisive, e di ció non ci si deve nemmeno poi meravigliare molto, e le carenze di risorse. Nel momento in cui sto scrivendo naturalmente non so i risultati della Consulta, ma sicuramente posso dire, alla luce anche dell´esperienza vissuta nelle piazze di Rio (la mancanza di comunicazione mediatica dell´evento ha determinato che la maggiorparte della gente non sapesse molto su questa questione, e ció implica di dover compiere uno sforzo ancora maggiore da parte degli attivisti per spiegare con decisione le motivazioni per la partecipazione), che é stato compiuto un grande lavoro.
Alla base della Consulta c´erano due domande fondamentali. La prima chiedeva se é giusto fissare giuridicamente dei limiti alla proprietá della terra. La seconda chiedeva se secondo il popolo brasiliano imporre dei limiti alla proprietá della terra permetta l´aumento della produzione alimentare in virtú del fatto di una migliore distribuzione della terra. Oltre alla Consulta c´era anche una raccolta di firme ("abaixo-assinado") per emendare l´articolo 186 della Costituzione federale brasiliana e fissare a 35 moduli fiscali i limiti della proprietá della terra.
I moduli fiscali variano da Stato a Stato in base ai diversi parametri di valutazione. Piú o meno si passa dai 175 ettari ai 3500 ettari (si puó avere maggiori informazioni sul sito che ho posto nel blog "Limitidapropriedadedaterra", in Italia il limite é di 300 ettari).
La mia esperienza diretta nella piazza é stata divertente e costruttiva, da una parte con il mio "portugnolo" italianizzato sono riuscito comunque a spiegare e farmi intendere sulle motivazioni del voto plebiscitario, dall´altra mi ha permesso di fare un´esperienza conoscitiva del movimento nella sua eterogenitá.
Un punto fondamentale da rimarcare é che quasi tutte le persone che passavano di fronte alla postazione dove abbiamo posto le urne e facevamo proselitismo, neanche provavano a dare un´occhiata a cosa stava scritto nei manifesti e nei volantini. Solo una volta fermate e spiegatoli velocemente e sinteticamente le motivazioni, molti di essi intendevano l´importanza firmando e votando. Penso che il modello neoliberista sia risucito molto bene anche in questo ossia togliere la curiositá alla gente, su qualcosa che é uno strumento della gente, Wallerstein porrebbe l´accento sulla antiteticitá dei concetti di "liberista" e "democrazia", con la pancia piena e la mente occupata si fa fatica a ragionare su concetti di uguaglianza e partecipazione.
La nostra societá é un passo accelerato per rincorrere le "sette in punto", una fretta costante che ci accompagna "tra le sette e le altre sette" nei pensieri costanti che ci attanagliano la mente e non ci lasciano nemmeno liberi di osservare due semplici parole "Plebiscito Popolare". Una curiositá mancata o che si deve stimolare, se é vero che quasi tutti non si erano accorti, passando "piú che vicini" di quelle parole cosí cristalline. Ma ironia della sorte una volta fermate riprendono coscienza di un mondo circostante e di una appartenenza ad esso, in cui talvolta ci si ferma senza dover arrivare necessariamente "alle sette in punto", si prende visione e si incomincia a pensare che ci sono cose che si decono costruire insieme. E allora bisogna accendere la luce, chi puó lo deve fare, perché molti altri possano recuperare quel senso di appartenenza. Ma é pur vero che il traffico della mente ci fa arrivare in ritardo frequentemente, c´é solo da augurarsi che da quelle vie alternative e meno trafficate si possa trovare di nuovo una dimensione civica nuova. E c´é anche da augurarsi che questo Plebiscito dia un risultato importante, per chi nel traffico dei pensieri non vive, ma chiede lavoro e dignitá, e non miseria e paura e perció intende costruire una societá migliore. Sono i milioni di individui senza terra, senza casa, senza lavoro ma con una voce che si incomincia a far sentire come nel caso del MST ormai con una esperienza trentennale e un´organizzazione che include milioni di famiglie in tutto il Brasile.
Dunque, viva il Plebiscito per un Brasile in cui la terra dia da mangiare e non dei soldi che la "sterillizzano".

Zevalerinho Rio de Janeiro, 8 settembre 2010

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